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CAPACI:30 ANNI FA IL BOATO CHE DISTRUSSE LA LEGALITÀ

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due magistrati palermitani. Cresciuti vicino al mare siciliano e al sapore fresco degli agrumi, questi due giovani uomini sono destinati a fare la storia. Inconsapevoli attori protagonisti di una tragedia che apre gli occhi a tutto il paese, urlando a pieni polmoni la presenza della Mafia.


Il 23 maggio 1992 il magistrato antimafia Giovanni Falcone stava percorrendo l’autostrada A”9 insieme alla moglie, Francesca Morvillo, e a una macchina della scorta. Minacciato da mesi, se non anni, Falcone sa di non essere al sicuro. Alle ore 17.57 la strada si crepa d’improvviso e quasi 50 kg di tritolo esplodono sotto le due auto: i coniugi Falcone e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicilio e Antonio Montinaro, muoiono sul colpo.

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Lo stesso anno, dopo pochi mesi, il 19 luglio 1992 in via d’Amelio esplode un’auto imbottita di 12 kg di tritolo. Il boato scuote i palazzi e gli animi dei cittadini. Su quell’auto, alle 16.58 era salito il magistrato Paolo Borsellino, dopo essere stato in visita dalla madre. Oltre a lui, muoiono anche cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.


La notizia sconvolge la Sicilia e fa tremare l’intera Italia. I baluardi della lotta alla Mafia sono stati uccisi, anzi, giustiziati, con una morte spettacolare che ancora lascia i segni incastrati nella terra. I 50 kg di ordigno esplosi vicino all’uscita per Capaci hanno lacerato la terra e creato una voragine fisica incolmabile. È stata la prima volta nella storia italiana che la giustizia non ha potuto voltare lo sguardo davanti ai crimini della Mafia, venuta completamente allo scoperto.


Dopo i due attentati di stampo mafioso sono seguiti innumerevoli processi e solo nel 2020 è stato condannato all’ergastolo per il reato di strage, Messina Denaro. Tutti e nessuno erano stati i colpevoli di quell’attacco alla giustizia del paese.


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Da allora, ogni anno, il 23 maggio ricorre la Giornata internazionale nella lotta contro le Mafie e migliaia di persone effettuano un vero e proprio pellegrinaggio verso il luogo della strage.


Queste le parole del Presidente della Repubblica Sergia Mattarella, oggi in occasione dell’anniversario:


Le visioni d'avanguardia, lucidamente profetiche, di Falcone non furono sempre comprese; anzi in taluni casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne patrimonio comune e valorizzarlo

E poi ancora


Da queste drammatiche esperienze si dovrebbe trarre un importante insegnamento per il futuro: evitare di adottare le misure necessarie solo quando si presentano condizioni di emergenza. È compito delle istituzioni prevedere e agire per tempo, senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti a intervenire. È questa consapevolezza che dovrebbe guidare costantemente l'azione delle Istituzioni per rendere onore alla memoria dei servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la tutela dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica

Eleonora Poli

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