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Eleonora Duse: celebrando la Divina a 100 anni dalla sua scomparsa

Aggiornamento: 6 giu

Oggi celebriamo l’anniversario della morte di Eleonora Duse, una delle più grandi attrici del teatro italiano e internazionale. Nata il 3 ottobre 1858 a Vigevano, in provincia di Pavia, la Duse è stata una figura di spicco nel mondo dello spettacolo, con una straordinaria capacità di interpretazione e una grande dedizione al mestiere.


Debuttò giovanissima a Chioggia, a soli quattro anni, recitando nella parte di Cosetta nei Miserabili di Victor Hugo. A dodici anni sostituì la madre indisposta, anche lei attrice, nella parte di Francesca da Rimini di Silvio Pellico. A quattordici è Giulietta. Poi è un susseguirsi di prove sempre più impegnative fino all’ingresso appena ventenne nella compagnia Pezzana-Brunetti. La sua grande occasione arrivò quando fu scoperta dal famoso attore e regista italiano Tommaso Salvini, che la volle al suo fianco nei teatri di Firenze e Roma. Da quel momento la sua carriera prese il volo e la Duse guadagnò prestigio e fama in tutto il mondo.


Eleonora Duse: celebrando la Divina a 100 anni dalla sua scomparsa

Ciò che l’ha resa una figura così importante nel mondo del teatro è la sua capacità di calarsi nei panni di personaggi complessi e profondi. La sua recitazione era caratterizzata da grande sincerità emotiva e profonda connessione con i personaggi, che interpretava con una semplicità e una verità che toccavano il cuore del pubblico.


Numerose sono le interpretazioni memorabili. Una di queste fu Nora in Casa di bambola di Henrik Ibsen. Nora è una donna che sembra avere una vita perfetta, ma che nasconde segreti e una profonda insoddisfazione. Come si legge in una recensione dell’epoca, “la Duse ha saputo catturare tutta l’ambiguità e la profondità emotiva del personaggio, portando sul palco una performance intensa e commovente”. Casa di bambola fu anche l’occasione per trattare argomenti inusuali per l’epoca come l’oppressione e l’emancipazione femminile. La Duse vestì poi i panni di Margherita ne La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, dando vita a un personaggio complesso e tormentato, e suscitando empatia e commozione nel pubblico. 


Nonostante il successo e la fama, Eleonora Duse fu sempre una persona riservata e riflessiva, pur avendo avuto una vita personale turbolenta, segnata da relazioni complesse e tormentate. Nel 1881 si unì in matrimonio con Teobaldo Checchi, attore della compagnia di cui lei era il capo. L’unione però non funzionò e i due si separarono dopo la nascita della figlia Enrichetta. Eleonora ebbe una relazione segreta con Arrigo Boito, librettista di Giuseppe Verdi, che adattò per lei Antonio e Cleopatra di William Shakespeare. La presenza di Boito nella vita della Divina fu costante, al punto che lei lo definì “il filo rosso della mia esistenza”. Successivamente la Duse incontrò Gabriele D’Annunzio, il Vate, con cui intrecciò una tormentata storia d’amore, quella che oggi definiremmo senza indugi una “relazione tossica”. Questo rapporto insano ma molto passionale è stato eternato dalla letteratura. Proprio a Eleonora Duse è dedicata la poesia forse più celebre di D’Annunzio, “La pioggia nel pineto”, il cui tema centrale è l’amore del poeta per l’attrice, che lui chiama “Ermione”. La poesia descrive una loro passeggiata estiva in campagna finché un temporale non li sorprende, lasciandoli soli e intimi nel pineto, sotto l’acqua che cade e che crea un’atmosfera surreale. Nelle pagine del romanzo “Il fuoco”, che sarà apprezzato dal pubblico ma darà un colpo letale alla reputazione della Duse, D’Annunzio distrugge la figura della sua ex amante.


L’amore e la dedizione al teatro di Eleonora Duse sono rimasti costanti per tutta la sua vita. È stata una delle prime attrici a rompere con le tradizioni teatrali dell’epoca, recitando in modo naturale, affidandosi all’istinto piuttosto che seguire fedelmente il copione. Spesso l’attrice improvvisava, rendendo ogni gesto il più spontaneo possibile. A volte camminava lungo il palcoscenico e gesticolava, poi si sedeva e cominciava a parlare. Altre volte, nelle scene in cui doveva esprimere forte dolore, si aggrappava alle tende del sipario e piangeva. Inoltre assumeva atteggiamenti audaci per l’epoca: ad esempio, restava in piedi con le mani sui fianchi o seduta con i gomiti sulle ginocchia. Questi gesti insoliti la fecero amare dal pubblico e le assicurarono un posto tra le attrici più grandi di tutti i tempi. 


Eleonora Duse ha sempre recitato in italiano, anche all’estero. La sua maestria aiutava il pubblico straniero a comprendere il significato di ciò che diceva anche senza conoscere la lingua. Altra sua particolarità consisteva nel non truccarsi mai, né a teatro né nella vita privata. La Duse era molto fiera dei suoi lineamenti marcati, nient’affatto in linea con i canoni estetici dell’epoca. Anche per questa sua bellezza particolare, fu molto apprezzata sia dal pubblico sia dalla critica. Al punto che nel 1898 le fu intitolato un teatro a Bologna, cosa più unica che rara per un’attrice ancora in vita.


Morì il 21 aprile 1924 a Pittsburgh, negli Stati Uniti, a seguito di una polmonite che contrasse durante una tournée teatrale. La sua passione, la sua dedizione e il suo talento hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo del teatro. E di certo la sua eredità continuerà a ispirare e influenzare le generazioni future di attori e appassionati di teatro.


Laura Scandellari

Presidente Fitel Emilia Romagna Aps


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