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Ipersonnia

di Luigi Ercolani

Risulta profondamente errata la vulgata che vuole l'Italia in grado storicamente di produrre una cinematografia basata solo sulla commedia, sul dramma a sfondo sociale o sul giallo. Profondamente errata in quanto, nonostante le maggiori risorse economiche che possono avere gli Stati Uniti (termine di paragone naturale per il cinema mondiale), anche il nostro paese è riuscito a dare vita a diversi generi, a volte con risultati culturalmente alla pari rispetto a quelli a stelle e strisce, e talvolta più rilevanti.

Si pensi ad esempio alla fantascienza: ad oggi sembra monopolio esclusivo di Hollywood, ma il nostro paese se ne sono avuti diversi esempi. I film di Antonio Margheriti, la nascita del Festival Internazionale di Trieste, l'apporto di Mario Bava ed Elio Petri furono i primi vagiti di un movimento che per lungo tempo è stato assai florido, prima di essere via via abbandonato, questo sì, per soluzioni ritenute (a torto) più prossime ai gusti del pubblico, presunti e non effettivi.

Ogni tanto, però, questo trascorso si risveglia, e nascono produzioni come Ipersonnia, passato in sala ed ora disponibile su Amazon Prime Video. Brillante e labirintico, il lungometraggio diretto da Alberto Mascia e prodotto da Matteo Rovere, ha, soprattutto, un carattere marcatamente italiano, con richiami al Ventennio fascista innestati in una narrazione fantascientifica.

Il regista, per sua stessa ammissione, si è abbeverato alla fonte del Christopher Nolan di Memento (2000) ed Inception (2010) ma, allo stesso tempo, ha l'indubbio merito di adattarne i concetti alla realtà nostrana. Mascia si rivolge ad un pubblico che non è il medesimo di Nolan (ancorché lo spettatore italiano, per la continua esposizione al cinema americano, abbia ormai acquisito alcuni stilemi tipici) ed in maniera intelligente ed equilibrata cesella una realtà distopica perfettamente credibile per il panorama italiano.

Thriller, psicologia, investigazione e fantapolitica qui si intersecano per far avanzare l'azione, ma quello che davvero caratterizza il film è un pervasivo senso di irrealtà, in cui lo spettatore difficilmente riesce a distinguere cosa è reale da cosa, al contrario, è sogno. Tale effetto, invece di generare irritazione, provoca in chi guarda una sensazione di piacevolezza, in quanto si è costantemente stimolati a risolvere il mistero se ciò che si sta vedendo sia realtà o fantasia.

Per certi versi lo spettatore si trova, in effetti, in una condizione di iperstimolazione simile a quella vissuta dai carcerati dell'Italia distopica. La differenza è che chiaramente a questi ultimi essa risulta come una vera e propria tortura psicologica, impedendo loro di avere un'interazione normale con il mondo esterno una volta risvegliatisi o, nel migliore dei casi, una volta liberate dalla prigionia.

È proprio in questo contesto che Mascia inserisce un elemento di critica sociale, in quanto evidenzia come anche chi ha commesso dei crimini abbia comunque diritto ad un trattamento rispettoso della sua dignità di essere umano. Ipersonnia, in questo senso, assume quindi, i contorni di un “Nessuno tocchi Caino” in chiave distopica, appello che diventa ancora più cruciale nel momento in cui la tecnologia si sviluppa a tal punto da riuscire materialmente a disumanizzare un individuo, privandolo di quell'intelletto che lo rende umano.

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