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DIANA SPENCER: L’URAGANO IN CHIFFON NERO CHE TRAVOLSE LA CASA REALE

Nel polmone verde di Londra, ormai appassito anche lui dalla mancanza d’acqua, c’è un percorso incastonato nel sentiero di ghiaia. Una serie di placche in ferro che formano un percorso: walk – the Diana Princess of Wales Memorial recita la decorazione in rilievo su di essi. Piccoli bottoni che, se percorsi, portano a una grande fontana, figlia di uno dei segreti più oscuri dell’Inghilterra.


Al centro di Hyde Park, la fontana in memoria di Diana Spencer, principessa del Galles, svetta bianca e lucente.


È il 1977 quando Diana Spencer, una giovane ragazza della piccola nobiltà inglese, conosce il principe Carlo d’Inghilterra a una battuta di caccia. Carlo è alla soglia dei trent’anni e sta frequentando la sorella maggiore di Diana, Sarah, mentre Diana, appena vent’enne, lavora come insegnante di danza in una prestigiosa accademia inglese. Anni dopo, nell’80 Carlo e Diana si incontrano di nuovo e la loro storia d’amore principesca spicca il volo.


Diana è sempre più spesso a palazzo, conosce la famiglia di Carlo e la Regina e da lì a un anno, nel febbraio 1981, Buckingham Palace annuncia il fidanzamento ufficiale. I primi pranzi ufficiali della ragazza come consorte del principe segnano già i primi errori nei confronti del protocollo. Celebre è il ricevimento in cui Diana indossò il tanto accusato abito in chiffon nero con un taglio e una scollatura decisamente non adeguato: l’unico conforto che trovò in quella serata fu quello di un altrettanto giovane ma già navigata Grace Kelly. Sole in quel bagno, davanti allo specchio, le due donne ancora non sanno del crudele destino che condivideranno solo perché innamorate.


Dopo un matrimonio che tenne incollati agli schermi televisivi tutto il mondo, a giugno 1981, Diana dà alla luce William, primogenito maschio della discendenza reale, e dopo due anni il fratello Harry. Nessun critico, biografo o suddito dubitò mai di quanto Lady D fosse una madre esemplare e affettuosa, tentò di essere una madre il più comune possibile, accompagnando i ragazzi a scuola e di farli uscire il più possibile da palazzo.

Schiacciata dai doveri reali, Diana inizia a viaggiare per tutto il mondo, a fianco del marito. Tra ricevimenti con i capi di stato, battute di caccia, pranzi e balli privati, Diana inizia a denunciare un po’ di stanchezza mentale. Nonostante questo, accetta innumerevoli incarichi come operatrice benefica appoggiando campagne per ridurre la povertà nei paesi del terzo mondo, a difesa degli animali, per la prevenzione dell’AIDS e contro l’uso delle armi.


Il primo viaggio oltremare, da sola, fu nel 1982 fino a Monaco per piangere la morte della principessa e amica Grace Kelly, deceduta in un’incidente stradale, l’ennesimo oscuro presagio.


A inizio anni ’90 il matrimonio tra Carlo e Diana entra in crisi e porta al divorzio di un paio d’anni dopo. La presenza di una terza donna, Camilla Parker-Bowles, rompe il sottile e fragile legame che univa i due sposi, rendendo ufficiale il divorzio nell’agosto 1996.


Diana può tornare a vivere senza le pressioni della vita di Palazzo anche se continua a abitare nell’appartamento Nord di Kensington Palace per stare il più possibile vicino ai suoi figli, unica cosa al mondo a cui non riuscì mai a rinunciare. Nell’autunno ’96, voci rendono pubblica la frequentazione di Lady D con Dodi Al-Fayed, noto imprenditore egiziano e ennesimo amore maledetto della ormai non più principessa. Il 31 agosto 1997, infatti, di ritorno da una cena al Ritz Hotel di Parigi, diretti all’appartamento di Dodi, l’auto dei due imbocca il tunnel del Pont de l’Alma senza mai uscirne. Nello schianto Al-Fayed e l’autista muoiono sul colpo, Diana, invece, due ore dopo in sala operatoria per le troppe lesioni interne riportate.


La dinamica dell’incidente, 25 anni dopo, è ancora incerta: si parla di sbandata accidentale, di paparazzi troppo invadenti, di complotti reali. Ciò che è certo e resterà indelebile nella mente del mondo sono i volti di William e Harry appena adolescenti, distrutti dal dolore ma rigidi nel rigore reale, e l’immagine di quella auto accartocciata sull’asfalto, così simile a quella dell’amica Grace.

Eleonora Poli

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