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Adesso vinco io

di Luigi Ercolani


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“Il titolo non l'ho fatto io, l'ha fatto qualcun altro. Probabilmente chi l'ha fatto si è riferito alle frequenti vittorie che ci sono state nella mia carriera. Come ho sempre detto, non grazie a me ma grazie alla bravura dei calciatori che ho avuto la fortuna di allenare”.

C'è tutto Marcello Lippi, in questa risposta al giornalista Lorenzo Dallari, nell'ambito di un'intervista per a Radio Tv Serie A. O meglio, c'è una sintesi perfetta, perché l'allenatore viareggino difficilmente lo si può descrivere a pieno in poche parole, ancorché sue.

C'è Marcello Lippi, si diceva, perché Marcello Lippi è uno che, da allenatore, ha sempre messo i calciatori al centro. Essere stato in precedenza un atleta di buon livello sicuramente ha influito in tal senso, ma allo stesso tempo non era scontato: molti ex-calciatori, infatti, arrivano a ricoprire il ruolo di mister e cercano di soggiogare i propri effettivi ad un sistema.

Lippi no. Lippi, nelle parole tanto sue quanto di chi è stato proficuamente alle sue direttive, ha sempre cercato di mettere insieme le sue risorse e i loro talenti in un sistema che ne esaltasse le caratteristiche individuali, anche in relazione alla situazione contingente.

Adesso vinco io non si configura quindi come una passeggiata nei ricordi, o, ancora peggio, come una vuota elegia acritica di un personaggio importante. Il documentario, al contrario, è una raccolta di testimonianze su un uomo che per gran parte della sua vita ha avuto il compito, per vocazione, di guidare persone.

Ed ecco l'aspetto più stimolante, finanche più seducente, del tecnico viareggino: la leadership. Un concetto che nella società occidentale, attraverso manuali e/o corsi di dubbia utilità, adesso va di gran moda.

Ma la leadership non si può insegnare: c'è chi per attitudine è più propenso a svilupparla e chi, viceversa, avrà sempre un'inclinazione differente. Questo ovviamente non deve assolutamente rappresentare uno stigma per nessuno: si tratta infatti di una semplice constatazione delle differenti nature personali intrinseche negli esseri umani.

La leadership però si può coltivare, certamente. Proprio questo è stato il percorso di Lippi, che da capitano di una squadra di calcio, la Sampdoria, si è trovato ad essere il riferimento, il condottiero, di un'intera nazione, una nazione che a livello sociale guarda al ct della Nazionale di calcio come ad una delle figure istituzionali più importanti del Paese.

Ciò, si badi bene, non è affatto una critica. Fior di studi e volumi, infatti, hanno sviscerato il tema dell'importanza sociale del pallone in tutto il mondo: forse la migliore descrizione in questo senso l'ha offerta Alfio Caruso nel libro Un secolo azzurro, sostenendo che le squadre di calcio italiane hanno di fatto sostituito le compagnie d'armi dell'Età dei Comuni.

Oltre al Lippi leader, però, c'è anche il Marcello personale. Ed ccco quindi che dal documentario Adesso vinco io emerge un ritratto intimo di quella che è stata una personalità pubblica tanto importante per l'Italia.

Approfondendo tale aspetto, si fa molta fatica a rimanere indifferenti di fronte al racconto dei suoi famigliari sul Lippi più individuale. A colpire, in particolare, sono stati i sacrifici e le difficoltà di una carriera, quella di allenatore, che costringe quasi sempre a lavorare lontani dai proprio affetti, con tutto ciò che ne consegue.

Non è un caso, quindi, che lo stesso Lippi sostenga che le maggiori soddisfazioni della sua vita sono state la sua famiglia e la Coppa del Mondo del 2006. Leader fuori e leader dentro, a conti fatti, per vocazione.


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