di Lorenzo Meloni
L'ultima predica del rabbino Krushka (Anton Lesser) riecheggerà per l'intera durata del film. Appare inizialmente di spalle, un mistico inavvicinabile, ma presto si volta e lancia in macchina uno sguardo di quelli che covano, presagiscono, propellono tutta una storia. Uno sguardo umano. Angeli e bestie, per le opposte virtù di una natura sovraterrena e della docilità agli istinti, sono in perfetto accordo con Dio. Gli uomini, anima e istinto, possono disobbedirGli. Uomini e donne ripete due volte, e se anche per il momento non capiamo ci incuriosice subito che un grande vecchio come questo maestro della Torah tenga tanto a rimarcare che disobbedienti sono anche quelle che lo guardano dall'alto attraverso una ringhiera. Siamo l'ultima creazione e la più spartana, un pugno di terra e un attimo del Suo tempo. Cosa pensare? chiede il Rav, un neo in un piano perfetto o la sua massima gloria? Poi cade a terra.
Tutto il portato di queste domande iniziali si fa sentire come promesso nella storia di un uomo e di due donne. Ronit (Rachel Weisz) è la figlia di Krushka, la "disobbediente" allontanatasi dalla comunità ebraica londinese e diventata una fotografa di successo a New York. Qualcosa della predica della prima scena affiora durante una sessione di lavoro quando chiede a un uomo completamente coperto di tatuaggi com'è andata la volta che si fece il primo. "Ho visto le stelle". Trascinata continua "ha incontrato Gesù?" "Gesù che male" risponde lui, da sublime a terreno in un secondo. Dovid Kuperman (Alessandro Nivola) è l'allievo più brillante del vecchio rabbino e ora che lui se n'è andato probabilmente dovrà succedergli. Esti (Rachel McAdams) è sua moglie, legata a lui da un affetto straordinario ma sempre stranamente silenziosa..
Da bambini i tre erano inseparabili, poi Ronit è sparita dalla vita di suo padre e di tutti gli altri tanto da non aver saputo fino al troppo tardi neanche che Rav Krushka era malato Ora che è morto torna a casa per piangerlo, ma nessuno la sta aspettando. Fra lei e la comunità il rapporto è di reciproca diffidenza, saranno Dovid ed Esti a innalzare con difficoltà un ponte, ma non tutto andrà liscio perchè fra lei e la mancata figliol prodiga si risveglierà con violenza qualcosa di assopito. La passione fra questi due spiriti elevati - una artista girovaga, l'altra maestra delle ragazze del quartiere con qualche eco (casta) del Tìaso di Saffo - rischia di sconvolgere ogni equilibrio.
Disobedience aggira per due aspetti il rischio della banalità. Più che contrapporre manicheisticamente l'amore omosessuale libero e liberante alla rigidità dell'ambiente trova la propria voce nel fronteggiarsi fra amicizia e sesso delle due donne che si fa mutuo riconoscimento e possesso di sè. Dall'altra parte lavora sul personaggio di Dovid, il più scosso dalle novità ma insieme voglioso di capire, perchè ha assorbito assieme alla sua erudizione tutti i dubbi del vecchio Rav e come lui si trova ora "disubbidito", contraddetto nell'autorità conferitagli dal ruolo di sposo. Krushka conosceva bene sua figlia, neanche il suo orientamento sessuale gli era sfuggito. Non le ha lasciato denaro nè proprietà, non l'ha contattata, non le ha detto della sua malattia. L'ha effettivamente tagliata fuori, ma è davvero - come Ronit pensa - perchè non le ha voluto bene? Sapeva già, quando venendo a sapere la verità sulle due ragazze disse "possa Dio colpirmi", che sarebbe morto domandandosi della libertà dell'uomo? Quell'ultima predica continua a tormentare Dovid. Molto presto toccherà a lui parlare.
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