di Lorenzo Meloni
Due parole sulle nomination agli Oscar, in attesa di sapere chi conquisterà le ambite statuette fra meno di un mese (9 febbraio). Prima di tutto va detto che ci troviamo di fronte a un'edizione ricca di qualità, come non succedeva da forse un decennio. I film di alto o altissimo livello si sprecano, e così le relative personalità artistiche in gara. Ben quattro film hanno sfondato il tetto delle 10 nomination: 1917 di Sam Mendes (che vinse già al suo esordio con American Beauty nel 1999) non può certo contare su una tradizione di prodigalità dell'Academy nei confronti del film di guerra, ma le eccezioni ci sono eccome e questo dramma storico ambientato nelle trincee del primo conflitto mondiale potrebbe farsi valere; da noi comunque non è ancora uscito: troppo presto per farsi un'idea precisa. 10 nomination anche per due maestri come Martin Scorsese e Quentin Tarantino, i cui The Irishman e Once Upon a Time in...Hollywood costituiscono ambedue straordinari film-summa delle rispettive poetiche e di conseguenza ottime occasioni per celebrarne il genio sul più importante palcoscenico mondiale. Scorsese - con questa nona nomination regista più candidato fra i viventi - dovette penare non poco prima di conquistare finalmente l'unico premio alla miglior regia per The Departed - il bene e il male (2006), mentre a Tarantino è stata già due volte riconosciuta la grandezza di sceneggiatore con Pulp Fiction (1994) e Django Unchained (2012) ma mai quella in fase di regia. L'Academy userà loro i riguardi che secondo molti gli sarebbero dovuti - specie vista la caratura delle due opere in questione? Staremo a vedere. Tutti i riflettori però sono naturalmente puntati su Joker, questa strana bestia che ha saputo vincere le iniziali diffidenze per unire come pochissime volte pubblico mainstream di supereroi e pubblico arthouse, generando polemiche per il contenuto violento, interesse per le tematiche sociali che solleva e soprattutto ammirazione, tanta da valergli ben 11 nomination. La quota superhero è così "già spesa", lasciando quasi completamente a bocca asciutta un film importantissimo come Avengers: Endgame (una sola nomination agli effetti speciali), che dopo l'entusiasmo suscitato all'uscita in aprile ha perso progressivamente inerzia. Seguono le quattro corazzate una serie di avversari relativamente più piccoli ma molto aggressivi come Marriage Story di Noah Baumbach, Piccole donne della sua compagna e co-sceneggiatrice di lunga data Greta Gerwig, o Parasite, il film-rivelazione che a Cannes ha saputo far brillare ancor più la stella già fulgida del sudcoreano Bong Joon-Ho e che da molti è stato incoronato miglior film del 2019 - praticamente scontata almeno la sua vittoria della statuetta al miglior film in lingua straniera, incalzato solo da quel Dolor Y Gloria (Pedro Almodovar) già sconfitto proprio a Cannes. Edizione superlusso anche nel comparto attori. Per quanto riguarda gli uomini abbiamo nella categoria non protagonista praticamente solo veterani: Brad Pitt (un solo Oscar come produttore) forte della magnetica prova nei panni del tarantiniano stuntman Cliff Booth, sembra per una volta il più agguerrito; ma è impossibile pensare di sottovalutare pesi massimi come Tom Hanks, Joe Pesci, Al Pacino ed Anthony Hopkins, autentici maestri e tutti già premiati in almeno un'occasione; per miglior protagonista ovviamente quotatissimo Joaquin "Joker" Phoenix, più volte nominato e poi snobbato malgrado sia da ormai alcuni decenni fra i maggiori interpreti americani viventi. La sua vittoria è probabile, ma se qualcuno può insidiargliela - più che i pur straordinari Jonathan Pryce (Bergoglio in I due papi) e Banderas (Dolor Y Gloria), è più probabile che siano l'intenso Adam Driver di Marriage Story o il perfetto Di Caprio di Once Upon a time in...Hollywood, nuovamente fatto detonare da Tarantino in un'interpretazione nettamente superiore a quella che gli era valsa il premio per Revenant. Sul versante femminile la sfida è altrettanto interessante: Laura Dern, mefistofelica avvocatessa in Marriage Story, è strafavorita fra le non-protagoniste, ma con una veterana come Kathy Bates (unica nomination per Richard Jewell del gran maestro Clint Eastood), e due giovinastre di talento come Margot Robbie (Bombshell) e Florence Pugh (Piccole donne) non è detta l'ultima parola, per non parlare di Scarlett Johansson, attrice ormai straordinaria la cui maturità è sanzionata da ben due nomination. Una in questa categoria per Jojo Rabbit, una come protagonista sempre per Marriage Story. Spesso le doppie candidature hanno lo spiacevole rovescio della medaglia di non tradursi in premi per gli attori, e comunque Johansson deve vedersela con Saoirse Ronan (Piccole donne) e il suo inquietante record di quattro nomination ad appena 25 anni di età; Charlize Theron (Bombshell); Cynthia Erivo (Harriet); e soprattutto Renèe Zellweger, una delle più grandi attrici del circondario, recentemente tornata in attività dopo un ritiro lungo anni e con all'attivo una tipica performance "Oscar-bait" come quella della star maledetta Judy Garland in Judy. Ci fermiamo qui, pur tenendo a ricordare che le categorie sono tante e a ribadire lo straordinario livello medio di questa edizione. Torneremo sull'argomento Oscar dopo le premiazioni per registrare conferme, sorprese e colpi di coda di una cerimonia che si preannuncia davvero emozionante.
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