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NOTHING SACRED


di Lorenzo Meloni

Annebbiato dall'alcool, la prima penna del periodico newyorkese Morning Star Wally Cook (Fredric March) scambia per danaroso sultano un lustrascarpe di Harlem travestito. Svanito il miraggio di milioni e milioni di investimenti, è degradato a scribacchino di annunci mortuari. Per riabilitarsi convince il suo caporedattore (che per curiosità si chiama Oliver Stone) ad affidargli lo scoop del secolo: dovrà rintracciare la malata terminale Hazel Flaggs (Carol Lombard), il cui toccante coraggio in faccia alla morte per avvelenamento da radio - opportunamente condito e servito - sazierà la fame di eroi della città che non dorme mai, Babele di lustrini e pantagruelica "City of Lies". Quando la trova nel paesello di Warsaw l'allarme è rientrato e Hazel è sana come un pesce. Ma il posto, un avanzo di Far West in cui la gente risponde a monosillabi, le va stretto; decide di ingannare a sua volta Cook e il mondo intero con il solo dottor Downer (Charles Winninger), suo medico curante, a reggerle il gioco..

Lo zampino in questa stramberia geniale è di William A. Wellmann, il veterano dietro il primo Nemico pubblico (1931), Alba fatale (1943) e tanti altri meno noti (sottolineato svariate volte). Intriga, e molto, che ad un regista non certo scottato dai riflettori si debba questo che è forse il primo caso di "print the legend", venticinque anni prima di L'uomo che uccise Liberty Valance. Sotto un fuoco di fila di Screwball deviante - le peripezie dell'uomo preso per il naso dalla donna pallide a confronto col gigantesco fondale dipinto della macchina mediatica - cadono radio, giornali, enti di beneficenza, la stessa Hollywood; New York "regina dei grattacieli" come pinnacolo di un'addiction tutta a stelle e strisce per autonarrazione e gratificazione, soddisfatta dai media a forza di robuste iniezioni di pietismo. Parlano il titolo originale, ben diverso dal nostro frivolo "niente di serio"; e il nome della protagonista, la sfortunata Lombard scintillante in una parte perfetta: Hazel come "haze" cioè foschia, annebbiamento. Flaggs come "flag" - bandiera.

Ma non è tutto invettiva quello che luccica. Appunto perchè luccica. Il divertito didascalismo con cui fin dall'inizio la sceneggiatura del grande Ben Hecht strizza l'occhio allo spettatore, rischia di abbagliarlo: alla spietata caccia agli squali fa eco passo passo forse perfino l'elogio - di sicuro la constatazione - di un bisogno di storie ed eroi che ci è semplicemente connaturato. "Una volta maturo, un giornalista corre a sirene spiegate verso il fuoco" dice Cook. "Che fuoco?" "L'amore." Una scena esilarante e magistrale come l'apoteosi in palcoscenico di Hazel fra Lady Godiva, Pocahontas e le grandi eroine della storia abbatterebbe il teatrino, ma anche gli astri che per secoli hanno guidato la barca dell'uomo. Ne vale la pena? Per questo i due innamorati si chiamano l'un l'altra "skipper" e "mariner", e lui ha il cognome di un grande esploratore. Per questo il nome del giornale è Morning Star, Stella del mattino. La "perfida" New York brilla di luci, più seducente che mai; e il dottor Downer della cittadina di Warsaw, che tanto la odia, beve ogni giorno un sorso del veleno che nasconde nell'armadietto.

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