U.S. Palmese
- Luigi Condor Ercolani
- 24 mag
- Tempo di lettura: 3 min
di Luigi Ercolani

“Peppe Reddocili ama il calcio. Tu no”. Così, secca, senza sconti o inutili panegirici.
E chissà quante volte sarà capitato, nella storia dello sport, che un allenatore abbia preso da parte una stella un po' egoista o un po' arrogante per ammonire su un approccio all'attività agonistica completamente sbagliato. E questo proprio quando accanto al summenzionato campione giocava invece anche uno che quel determinato sport lo ama davvero.
Certo, spesso sono trucchi psicologici a cui un tecnico ricorre per spronare i puledri tanto geniali quanto inconcludenti. Tuttavia è altresì doveroso (e salutare per l'interlocutore) ricordare che ad un certo livello si arriva e ci si rimane solo se si mette passione.
Gira, a tal proposito, un aneddoto molto significativo riguardo a Zinedine Zidane. Ha confermato lo stesso Zizou, infatti, che quando giocava nella Juventus spesso metteva un cappello da pescatore ed andava a giocare con gli immigrati nei parcheggi cittadini.
Suo compagno in tali avventure era Edgar Davids. Proprio quest'ultimo incoraggiava Zidane, ricordandogli che è per le persone comuni, specialmente per gli ultimi, che loro, in quanto campioni, dovevano giocare.
Una consapevolezza di sé, del proprio ruolo sociale e delle relative aspettative che invece il fittizio connazionale di Zidane, Etienne Morville, non ha. Anzi, nel momento in cui passa agli amatori della U.S. Palmese, dopo una serie di incidenti che ne hanno minato la reputazione nel calcio professionistico, la vive come un purgatorio da cui fuggire al più presto.
Un ragazzo senza umiltà, dunque, e convinto che in un campionato grezzo come quello dilettantistico italiano i suoi mezzi tecnici debbano essere preservati in vista del ritorno dove gli compete. Un approccio mentale sbagliato, ed irrispettoso del luogo che gli ha offerto una chance di redenzione personale.
L'errore di Etienne, però, è un errore comune. Spesso, infatti, nella vita capita di dover abbandonare dei privilegi che si erano acquisiti ed essere obbligati a ricominciare da un piano inferiore.
Ciò che non bisogna fare è proprio l'errore in cui incappa il giovane Morville, considerando tale passaggio come un degradamento e vivendo nell'attesa, nervosa e impaziente, di tornare al livello precedentemente acquisito. In questo modo, però, si perde di vista delle opportunità per progredire su altri fronti.
Ogni capitolo della vita nasconde infatti un insegnamento o un'occasione di miglioramento, o rinnovamento, su alcuni aspetti che fino a quel momento sono stati ignorati o trascurati. I passi indietro offrono perciò il destro per lavorare su di sé, al fine di aggiustare queste zone d'ombra e poter poi risalire con una maggiore solidità personale.
E questo è proprio il passaggio che inizialmente Etienne fatica a fare. Ancora adagiato sugli allori di un mondo che ti gratifica per come sai far divertire la gente, solo progressivamente si accorge che deve recuperare quanto ha perso di vista a causa dei ricchi premi e cotillon della vita da calciatore professionista, ovvero la passione originaria per ciò che si fa.
Ad incidere in questo cambiamento del protagonista è sicuramente anche il senso di comunità che lo attornia. Una comunità, quella di Palmi, che ha deciso di sacrificare una parte delle proprie risorse in nome della possibilità di vivere una gioia collettiva che possa poi riverberarsi sulla comunità stessa.
Un investimento non in beni acquistabili, dunque, ma in spirito d'appartenenza, di coesione e di gioia collettiva. Non è in fondo anche per queste cose che si vive?