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VENEZIA 75


Siamo a Lido di Venezi già da ieri e fino al 7 settembre per captare spunti, sorprese, emozioni di quella che - almeno sulla carta e sempre più anche alla resa dei conti - si presenta come la più ricca edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica da 10 anni a questa parte. Davvero tanti i film "caldi" di autori giovani, da First Man del duo Damien Chazelle/Ryan Gosling atteso al varco dopo il successo di La la land, al greco Lanthimos sempre più lanciato dopo il successo di critica di Il sacrificio del cervo sacro, da Jennifer Kent che dà seguito a Babadook con il period-drama australiano The Nightingale all'agguerrito e sanguinario Craig Zahler con Dragged across concrete.

Anche sul fronte veterani si brilla decisamente: Alfonso Cuaròn, Amir Naderi, Mike Leigh (da tenere d'occhio il suo Peterloo); il ritorno dei fratelli Coen, mesi di lavoro su una miniserie Western sfociati invece in un film, The Ballad of Buster Scruggs; per non parlare di maestri indiscussi come l'88enne geniale documentarista Frederick Wiseman, che l'anno scorso mancò per un soffio la vittoria. Chi invece ha vinto, Guillermo del Toro, è oggi presidente di giuria, e chissà che avere al timone un regista con un piede nell'horror non possa favorire il nostro Luca Guadagnino - se possibile il più atteso, considerato che maneggia "due" lame a doppio taglio come il successo internazionale di "Call me by your name" e la responsabilità di rifare uno dei capisaldi del cinema italiano tutto: Suspiria di Dario Argento.

Cinema italiano che non può non dirsi ben rappresentato in quest'edizione. Oltre a Guadagnino si segnalano il ritorno di Mario Martone con Capri-revolution, la presentazione della serie L'amica geniale di Saverio Costanzo (il cui Hungry Hearts resta uno dei film più sorprendenti usciti di recente in Italia) e il documentario a sfondo sociale di Minervini What you gonna do when the World's on fire. Esserci per Venezia 75 è anche in molti casi l'unica occasione per scoprire tutto un mondo di cinema internazionale che difficilmente troverà le sale da noi, rendendo l'esperienza ancora più preziosa e gratificante.

Non è infine da meno la sezione Classici, con un organico che bilancia capolavori universalmente conosciuti e amati (A qualcuno piace caldo), grandi incontri hollywoodiani (I Gangsters di Robert Siodmak) e non (La strada della vergogna di Kenji Mizoguchi) con occasioni irripetibili di classici meno noti da noi (La volpe folle di Uchida) e capisaldi il cui prestigio non fa che crescere come Essi vivono, The Killers o Il portiere di notte. I primi pezzi riguarderanno proprio questa sezione, poi ci sposteremo sulle altre per coprire almeno le opere più attese. Buona visione e buona lettura.

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